Perché, ancora, un libro su Pascoli? L’anniversario, recentemente celebrato della morte, ha convocato una pletora di materiali (convegni, numeri monografici di riviste scientifiche e quel che resta di un dibattito culturale italiano dalla memoria sempre più...
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Perché, ancora, un libro su Pascoli? L’anniversario, recentemente celebrato della morte, ha convocato una pletora di materiali (convegni, numeri monografici di riviste scientifiche e quel che resta di un dibattito culturale italiano dalla memoria sempre più estenuata ed esangue).Tuttavia, la questione pascoliana resta aperta su molti fronti (dalle Antologie scolastiche all’impegno universitario, dalla “corda” civile all’esegesi dantesca) e quello che sembrerebbe perlopiù destinato a rimanere ai margini della ridondante produzione bibliografica che lo riguarda (per snobistica riluttanza della critica accademica? Per la sua corriva inattualità?), ovvero la posizione scomoda del poeta di San Mauro, stretto, sempre più stretto, nel corso delle vicende della sua vita, tra il maestro Carducci e l’ingombrante D’Annunzio, nasconde più di una chiave utile per rivelarne umbratili doppifondi e istanze profonde.
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