Questo testo non ha alcuna pretesa esegetica o filologica: al massimo può essere considerato una sorta di interpretazione «psicopolitica» di un particolare tipo di racconto evangelico: le guarigioni. Se vogliamo, questi stessi racconti si presentano come...
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Questo testo non ha alcuna pretesa esegetica o filologica: al massimo può essere considerato una sorta di interpretazione «psicopolitica» di un particolare tipo di racconto evangelico: le guarigioni. Se vogliamo, questi stessi racconti si presentano come testi di psicologia individuale e collettiva, immersi in uno sfondo socio-politico.
Non abbiamo neppure cercato di ricostruire l'iter ermeneutico (in senso teologico) che ha portato la chiesa cristiana (dell'est e dell'ovest) a fare dei cosiddetti «miracoli» uno dei pilastri della propria fede. Questo ovviamente non ci ha impedito di smontare l'interpretazione ufficiale che vede in tali supposti «miracoli» un segno della «divinità» del Cristo (che per noi resta indimostrabile).
Come noto, infatti, a partire da Bultmann si è progressivamente acquisita la tesi secondo cui è fatica sprecata risalire alla stesura «originale» o «primitiva» dei vangeli (quella che non avrebbe subito tagli o aggiunte), in quanto i vangeli (canonici e apocri
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